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Dalle abbazie alle tavole del medioevo: le erbe e le spezie

Oggi parliamo di Medioevo, in onore ad un posto meraviglioso dove andremo per un tour: I monasteri Benedettini di Subiaco.

Parlando di monasteri e abbazie mi tornano alla mente le farmacie dei monaci dove si viene avvolti dagli odori intensi delle erbe e delle spezie. Possiamo unire lo studio delle erbe per la medicina a quello per la cucina in una indissolubile armonia tra la salute e il piacere.

I Tacuina Sanitatis, scritti medievali con miniature derivanti dalla traduzione di un testo medico arabo del XI sec., descrivevano sotto forma di brevi precetti le proprietà mediche di ortaggi, alberi da frutta, spezie e cibi e trattavano delle sei cose fondamentali per mantenersi in salute: cibi e bevande , movimento e riposo, aria buona, sonno frequente e regolazione dei sentimenti.

I precetti di buona salute e mente felice non sono poi cambiati molto, soprattutto se poniamo l’ottica moderna nel corridoio salutare che unisce la fuga dallo stress con il ritorno alla naturalità in una vita agreste dal sapore di altri tempi. L’elogio delle erbe aromatiche, delle piante spontanee, delle spezie odorose come unico insaporitore di cibi si pone al giorno d’oggi come il rifiuto delle sofisticazioni alimentari e dei prodotti di importazione dalla dubbia genuinità.

Lo studio e l’apprezzamento per la cucina e per la cultura gastronomica antica ci accompagna alla scoperta delle origini di tante ricette tradizionali che sebbene siano ormai entrate nelle nostre dispense e nei nostri piatti grazie alle mani delle nonne (soprattutto nelle campagne ma non solo), ci forniscono notizie sugli abbinamenti degli ingredienti e sulle origini dei sapori.

L’uso delle erbe e dei prodotti della terra per utilizzi terapeutici è sicuramente di antichissima origine; spesso alcune erbe e spezie erano conosciute prima come ingrediente medico che come cibo.

Citiamo alcuni dei consigli terapeutici dal Tacuinum Sanitatis,

Frumento: indicato per guarire le ulcere.

Segale: indicato come calmante e sedativo.

Uovo: nutre, depura e ingrassa.

Miglio: per coloro che desiderano rinfrescarsi.

Bietole: il loro succo toglie la forfora.

Zucche: mitigano la sete e fanno bene ai collerici.

Cocomeri e cetrioli: abbassano la febbre.

Finocchio: giova alla vista.

Continuo con una ricetta medievale molto conosciuta, citata per banchetti nobili ma non solo, tipica delle aree di montagna e del Nord dell’Europa, usata come accompagnamento per bolliti e arrosti.

Salsa camelina

(variante francese)

bicchieri di aceto rosso

fette di pane bianco privato della crosta

cannella in polvere

zenzero

chiodi di garofano

pepe nero, cardamomo schiacciato e sale.

Mandorle

Doo aver lasciato il pane in ammollo nell’aceto lo si unisce a tutti gli altri ingredienti nel mortaio fino a raggiungere la consistenza di una salsa densa.

Esistevano numerose varianti territoriali:

Francia: lo zenzero era tipico della variante francese;

Italia: (arco alpino ed attuale Veneto) con aggiunta di chiodi di garofano.

Gran Bretagna e Catalogna: predominante la cannella, ma contenevano anche chiodi di garofano, zenzero e noce moscata.

Bibliografia e fonti

Mazzanti, F. “SALSA CAMELINA.” Il Medioevo in tavola. 8 luglio 2011, Web. 6-07-2013.


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